Galleria Palatina Firenze

Galleria Palatina Firenze

Nel cuore pulsante di Firenze, sorge maestoso il Palazzo Pitti, progettato dall’illustre Filippo Brunelleschi. Questo palazzo, residenza dei Granduchi di Toscana, ha ospitato prima la famiglia Medici, poi i Lorena e successivamente i Re d’Italia.

All’interno di queste storiche mura, si trova la Galleria Palatina, situata nella parte sinistra del palazzo. Nata tra la fine del XVIII secolo e le prime decadi del XIX, fu arricchita dai Lorena con opere provenienti dalle collezioni Medicee.

La Galleria Palatina è un tesoro di bellezza incommensurabile, comprendendo capolavori di artisti del calibro di Raffaello, Rubens, Caravaggio, Tiziano, Pietro da Cortona e altri maestri italiani ed europei del Rinascimento e del Seicento.

La Galleria prese il nome dalla famiglia regnante e fu aperta al pubblico da Leopoldo di Lorena nel 1828. La sua disposizione attuale conserva il carattere di una galleria privata, con un’accattivante combinazione di decorazioni interne lussuose e le ricche cornici delle opere, volute dagli stessi Medici.

A differenza della maggior parte dei musei moderni, la Galleria Palatina non segue un ordine cronologico né raggruppa le opere per scuole pittoriche, ma rivela piuttosto, nel suo modo di esporre e nella sua vastità, il gusto personale dei grandi collezionisti che hanno abitato il palazzo.

Le stanze attualmente occupate dalla galleria sono raggiungibili tramite la scalinata di Ammannati e un tempo furono gli appartamenti e le sale di udienza dei Granduchi Medici. Alcune di queste stanze, affacciate sulla piazza, furono affrescate da Pietro da Cortona (1596-1669) con un ciclo decorativo imponente che utilizza la mitologia classica per alludere alla vita e all’educazione del principe.

Gli imponenti soffitti affrescati e le grandi decorazioni in stucco sono tra gli esempi più importanti dello stile barocco a Firenze e offrono una cornice splendida per le opere pittoriche dal XVI al XVIII secolo.

Uno dei nuclei principali della collezione è costituito dai dipinti di Tiziano e Raffaello, entrati a far parte delle collezioni Medicee negli anni ’40 del Seicento con la dote di Vittoria della Rovere, ultima discendente dei Duchi di Urbino e moglie di Ferdinando II de’ Medici. Tra le opere di Tiziano si annoverano il Ritratto di un Gentiluomo, celebre per l’identità misteriosa del soggetto, e la Maddalena dipinta per il Duca di Urbino.

Tra i Raffaello, spiccano il ritratto di Maddalena Doni, ispirato a Leonardo, la Madonna del Granduca acquistata da Ferdinando III e la famosa Madonna della Seggiola, rappresentativa dell’ultima fase dell’artista.

La pittura del Seicento è ben rappresentata: si segnalano i Quattro Filosofi e l’Allegoria della Guerra di Rubens, e il ritratto di Isabella Clara Eugenia. Il magnifico ritratto del Cardinale Bentivoglio realizzato da Van Dyck esprime tutta la ricchezza cromatica dell’artista, mentre i ritratti di Giusto Sustermans immortalano l’intera famiglia granducale. La pittura spagnola è ben rappresentata dalla dolcezza della Madonna con Bambino di Murillo.

Oltre a opere eccezionalmente importanti di Bronzino, Fra Bartolomeo e Piero di Pollaiolo, si annoverano l’Amorino Dormiente di Caravaggio e i ritratti seicenteschi di Pourbus e Velasquez. Anche la decorazione di molte delle stanze in cui sono esposte queste opere è di grande importanza storica e artistica. Ad esempio, la Sala della Musica è decorata e arredata in gusto neoclassico, mentre la Stanza dei Putti è interamente dedicata alla pittura fiamminga.

La Sala dello Stufato è uno dei capolavori di Pietro da Cortona, che la affrescò nel 1637 con le Quattro Età dell’Uomo, le età dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro. Oltre a essere uno dei maggiori monumenti della pittura barocca, testimonia la consapevolezza della corte medicea delle principali tendenze romane del periodo, rivelando il Granduca Ferdinando II come un mecenate attento e intelligente, in linea con la tradizione della sua famiglia, in un momento in cui la cultura fiorentina stava attraversando una fase di splendore ridotto.